Le tappe dell’iter che seguirà l’indagine a carico di Matteo Salvini

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matteo salvini

Per il caso che ha coinvolto Matteo Salvini si è attivato un incessante lavoro di più procure e un iter giudiziario che oggi si fa fatica a configurare. E’ in questi elementi la sintesi della vicenda della nave Diciotti che ha coinvolto il ministro dell’Interno e il suo capo di gabinetto Piantedosi.

La procura di Agrigento, dopo aver iscritto, nel registro degli indagati il capo del Viminale e il suo braccio destro per sequestro di persona, arresto illegale e abuso di ufficio, ha 15 giorni per trasmettere gli atti alla procura di Palermo che li dovrà poi girare alla sezione del distretto di Palermo del Tribunale dei ministri, il quale, a sua volta, ha 90 giorni per prendere le decisioni.

Ma i dati che emergono sono molteplici. Uno di questi è che per Salvini, con la strada della giustizia politica tra tribunale dei ministri ed eventualmente la giunta per le autorizzazioni del Senato, si preannuncia un percorso giudiziario già blindato. Non così per il suo capo di gabinetto che invece segue la giustizia ordinaria. Semplicisticamente si potrebbe dire che Matteo Piantedosi, che si è detto “sereno, tranquillo e determinato” rischia di più, anche se un’eventuale pronuncia a favore del ministro potrebbe influire anche sull’inchiesta del capo di gabinetto.

Ma il quadro futuro è nebuloso. La cosa certa è che Salvini potrà essere sentito da Tribunale dei ministri: potrebbe essere una sua scelta, una sua volontà oppure una decisione dell’organismo stesso.

L’organo collegiale ad hoc è composto dai gip Fabio Pilato e Filippo Serio e dal giudice del tribunale fallimentare Giuseppe Sidoti, estratti a sorte come prevede la legge. L’altro dato inconfutabile è che le indagini della sezione specializzata nata nel 1989 competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni ha quasi sempre archiviato le indagini.

E’ accaduto con il ministro Alfano per il discusso trasferimento di un prefetto e per l’utilizzo dei voli di Stato. Poi con Pier Carlo Padoan per la procedura che portò alla risoluzione dei contratti sui derivati di Stato e infine con l’ex premier Mario Monti. Ma i dati storici non servono a Salvini che, continuando la sua sfida alle toghe ha parlato di “inchiesta boomerang” e ha annunciato di voler rinunciare all’immunità.