Sei condanne per per associazione mafiosa, turbativa d’asta e intestazione fittizia di beni sono stati inflitti dal Gup di Palermo Roberto Riggio a un gruppo di persone tra le quali Rosario Firenze, 47 anni, detto Saro, imprenditore di Castelvetrano (Trapani) riconosciuto colpevole oggi di essere un fiancheggiatore del capomafia Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993.
Rosario Firenze ha avuto 11 anni, mentre gli altri cinque hanno avuto pene minori: un anno, senza l’aggravante dell’agevolazione di Cosa nostra, lo ha avuto Salvatore Sciacca, dipendente dell’azienda dell’imputato; nei suoi confronti è caduta l’aggravante dell’agevolazione della mafia. Benedetto Cusumano e Fedele D’Alberti hanno avuto 10 mesi ciascuno, Giacomo Calcara e Filippo Tolomeo 8 mesi a testa: rispondevano tutti di turbativa d’asta.
Il processo si è svolto col rito abbreviato. Rosario Firenze, secondo l’accusa, avrebbe approfittato dell’appoggio della mafia per aggiudicarsi numerosi appalti e gare per lavori pubblici dal Comune di Castelvetrano, e in particolare dall’ufficio tecnico, grazie alle compiacenza dei funzionari comunali e alla sua appartenenza a Cosa Nostra. Tanto che viene definito “uno degli imprenditori di riferimento di Cosa nostra nel Belice” e avrebbe versato periodicamente “ingenti somme” per il sostegno della latitanza di Matteo Messina Denaro, come confermato dalle dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Messina Denaro.
Rosario Firenze, compare di Patrizia Messina Denaro, sorella del superboss latitante e detta “a curta”, era finito in manette nell’operazione Ebano il 14 dicembre del 2016, nel corso di un blitz dei carabinieri, durante il quale era stato arrestato anche il geometra Salvatore Sciacca.
Rosario Firenze raggiunto da una interdittiva antimafia aveva ceduto, fittiziamente, ai fratelli l’impresa, e sempre nonostante l’interdittiva era riuscito a restare iscritto nell’elenco delle imprese di fiducia del Comune di Castelvetrano. Le indagini, condotte dai carabinieri del reparto operativo dei carabinieri di Trapani, comandati dal maggiore Antonio Merola, avevano fotografato un periodo delle attività della cosca mafiosa di Castelvetrano, ed erano partite nel gennaio del 2014.