Muos di Niscemi, regolari le comunicazioni satellitari della difesa Usa in Sicilia. Una sentenza spazza via il complottismo
La Terza sezione penale della Corte d’appello di Catania ha assolto gli imputati nel processo sulle autorizzazioni per la realizzazione a Niscemi del Muos, il sistema di comunicazioni satellitari della difesa Usa. I giudici hanno inoltre rigettato la confisca della struttura e condannato il Comune di Niscemi, che era parte civile, al pagamento delle spese. Assolti di nuovo, dunque, l’ex dirigente dell’assessorato all’Ambiente Giovanni Arnone, il presidente della “Gemmo Spa” Mauro Gemmo (difeso dagli avvocati Giuseppe Bana e Fabrizio Siracusano), e i titolari di due imprese di subappalti, Concetta Valenti e Carmelo Puglisi.
Il Muos (Mobile User Objective System), un gioiello tecnologico made in Usa, essenziale anche per quanto riguarda la difesa nazionale, è un sistema militare di comunicazioni satellitari, gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
Un’opera strategica fondamentale, concordata a livello internazionale ed autorizzata dopo un lungo e approfondito iter amministrativo, al quale hanno preso parte anche il Comune di Niscemi, la Sovraintendenza, la Forestale, il Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale ed esperti ingegneri, che hanno valutato anche l’impatto naturalistico della struttura, escludendo possibili effetti sull’uomo. L’opera, però, è sempre stata oggetto di strumentalizzazione e ostacolata in ragione delle sue implicazioni politiche (il Movimento 5 Stelle ha fatto sua la protesta ambientalista e anti-sistema, come già accaduto nei casi della Tav e della Tap).
La decisione della Corte d’appello di Catania è solo l’ultimo capitolo di una lunga querelle che ha avuto inizio nel 2012 davanti ai tribunali amministrativi, sull’onda delle proteste delle associazioni ambientaliste. Il procedimento amministrativo si è concluso nel 2015, con il riconoscimento da parte del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana della validità delle autorizzazioni rilasciate nel 2011 per la realizzazione del Muos e dell’assenza di qualsiasi rischio per la salute e per l’ambiente. La Corte, infatti, ritenne “emerso con sufficiente sicurezza come l’impianto in discussione non generi emissioni illegali né faccia sorgere le altre criticità che erano state ipotizzate dall’Ente locale”.
Al procedimento amministrativo si è poi aggiunto quello penale nei confronti del dirigente della Regione Sicilia e dei tre imprenditori accusati di abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale. Il Tribunale di Caltagirone non si è discostato dalle conclusioni raggiunte in sede amministrativa e ha assolto gli imputati “perché il fatto non sussiste”, assoluzione confermata ora anche in appello.
Ma neanche gli esiti del procedimento amministrativo e di quello penale a favore del Muos hanno scoraggiato il procuratore della Repubblica di Caltagirone, il Comune di Niscemi e le varie associazioni ambientaliste e No-Muos. Sono stati anche proposti una serie di ricorsi straordinari in sede amministrativa avverso le sentenze del 2015, tutti con lo stesso esito: inammissibilità dei ricorsi e conferma delle sentenze. Stesso discorso anche davanti al giudice penale, con la conferma in appello della sentenza di assoluzione.
A questo punto ci si chiede se la vicenda sia definitivamente conclusa. Sicuramente sì, a parere della Corte d’appello di Catania. Perché su un punto non vi sono mai stati dubbi o tentennamenti da parte dei giudici: i reati sono insussistenti e gli imputati non dovevano essere coinvolti in una vicenda che nulla ha a che vedere con le aule di giustizia penale.