Nave Diciotti: il fascicolo sul ministro Salvini trasmesso ai pm di Palermo

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La Procura di Agrigento ha trasmesso ai pubblici ministeri di Palermo il fascicolo che riguarda gli accertamenti sul ministro dell’Interno Matteo Salvini e sul capo di gabinetto Matteo Piantedosi, che risultano indagati con l’accusa di aver trattenuto illegalmente a bordo della nave Diciotti, ancorata nel porto di Catania, i migranti che erano stati raccolti in mare.

Nei documenti inviati ai magistrati del capoluogo, oltre ai verbali con le testimonianze dei funzionari del Viminale e degli ufficiali della Guardia costiera interrogati, è allegata la memoria dei pm che espone gli aspetti tecnico-giuridici della vicenda. A portare gli atti del procedimento, che entro 15 giorni la Procura di Palermo dovrà trasmettere al Tribunale dei Ministri con eventuali richieste anche istruttorie, sarà la Guardia costiera a cui i pm della città dei templi hanno delegato l’inchiesta.

La posizione degli indagati risulta aggravata, per l’ipotesi del sequestro di persona a scopo di coazione, poiché il titolare del Viminale avrebbe impedito lo sbarco per fare pressione sull’Ue al fine di ottenere una ridistribuzione dei migranti; mentre l’omissione d’atti di ufficio riguarda l’avere ignorato la richiesta della Guardia costiera di un porto sicuro, indicando Catania solo come scalo tecnico.

Intanto per i quattro scafisti, tre egiziani e un bengalese, accusati di di associazione finalizzata alla tratta di persone, violenza sessuale, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e procurato ingresso illecito, è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Di loro ora si occuperanno i giudici di  Palermo.

Intanto il Procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, con l’ausilio dell’aggiunto Salvatore Vella, ha condotto ulteriori accertamenti e verifiche anche per quanto riguarda l’identificazione e la tutela dei diritti delle persone offese: l’intenzione è quella di assicurare ai migranti che erano a bordo della nave Dicotti, il pieno supporto legale e la possibilità di costituirsi in giudizio contro il ministro dell’Interno.