Alfano presidente della Regione, un’ipotesi comparsa sui tavoli riservati del centrodestra siciliano e subito rimandata al mittente, ma che ha lasciato il segno nelle grandi manovre sotterranee per la scelta del candidato per Palazzo d’Orleans. Mentre Nello Musumeci scalda i muscoli e tesse la sua tela in giro per la Sicilia, Forza Italia si divide.
Una parte dei berlusconiani vorrebbero rompere gli indugi e lavorare subito sulla candidatura dell’ex presidente della commissione regionale Antimafia. Musumeci è in pista praticamente dalle scorse elezioni. L’esponente catanese ha ancora consenso e visibilità e una voglia matta di prendersi la rivincita contro la sinistra dopo la sconfitta subita nella competizione con Rosario Crocetta.
Tra i deputati del gruppo parlamentare all’Ars di Forza Italia, in molti sperano che si trovi la quadra su Musumeci e qualcuno si spinge ad ipotizzare la propria candidatura nella lista #diventeràbellissima. Ma c’è un’altra pattuglia di azzurri, quelli più legati al commissario regionale Gianfranco Miccichè, che non si sono ancora pronunciati ufficialmente.
Il ragionamento, che qualcuno attribuisce allo stesso Miccichè, è strettamente aritmetico. La candidatura di Nello Musumeci può coalizzare Forza Italia, Noi con Salvini, Fratelli d’Italia e #diventeràbellissima. I centristi di Cuffaro e Romano e gli alfaniani resterebbero, per loro scelta, fuori da questa alleanza e tenterebbero altre strade. La conseguenze politica sarebbe un centrodestra spostato a destra che, sondaggi alla mano e nella migliore delle ipotesi arriverebbe al 25 per cento. Troppo poco per battere il Movimento Cinquestelle o un candidato di centrosinistra con appeal al centro.
Ecco perché da alcuni giorni i vertici regionali di Forza Italia lanciano appelli per un tavolo di tutto il centrodestra siciliano, ma intrattengono rapporti riservati con i centristi, segnali di fumo nei confronti di Angelino Alfano e di ciò che resta del suo partito. Poco a livello nazionale, qualcosa in più a livello locale.
Il ministro degli Esteri ha la necessità di capire cosa deve fare “da grande”. Il rapporto con Renzi si è logorato e le battute durante il dibattito sulla legge elettorale nazionale hanno sancito una rottura netta. In più Alfano ha il problema di una classe dirigente numerosa e bulimica di poltrone, abituata a ruoli di governo e poco affascinata dalla prospettiva di rimanere all’opposizione o peggio fuori dal Palazzo.
Qualcuno bene informato sussurra che Angelino abbia provato a porre se stesso, come ipotesi di candidatura a governatore della Sicilia ricevendo un secco “non se ne parla”. Ma escluso Alfano, la discussione sugli altri uomini ex Ncd ora Area popolare resta aperta. Si intravede tra i possibili nomi sui quali costruire un ponte tra centrodestra siciliano e centristi quello di Giovanni La Via. L’eurodeputato catanese è rimasto fuori dagli scontri più polemici del passato ed è sufficientemente felpato per smussare le inevitabili asperità politiche. Non a caso Giuseppe Castiglione, che di La Via è un grande sponsor, ha reagito interessato ed eccitato all’apertura di Gianfranco Miccichè agli alfaniani.
Ma questa ipotesi di allargamento sarebbe in realtà molto rischiosa vista la volontà di Nello Musumeci di candidarsi senza “se e senza ma”. Tra l’altro, dicono gli sherpa, anche a volere cercare una sintesi, si tratterebbe di due esponenti provenienti dalla stessa area geografica, difficile quindi possano mettersi d’accordo per conquistare insieme Palazzo dei Normanni e di Palazzo d’Orleans.
Sullo sfondo si muovono Roberto Lagalla e Gaetano Armao. Il primo, più che il secondo, ha girato la Sicilia creando aggregazioni a partire dalle sedi universitarie. Buono indifferentemente per la destra o per la sinistra, nel senso che ha mantenuto un profilo “tecnico” appetibile per ambedue gli schieramenti, aspetta il momento giusto. Dopo un primo sbandamento verso il Pd renziano di Davide Faraone, ha letto i sondaggi, ha visto l’esito dei ballottaggi mandati in onda da Bruno Vespa ed è tornato a guardare verso il centrodestra. Chissà che non possa giocare un ruolo di cerniera tra forzisti, alfaniani e Musumeci.
Gaetano Armao, dal canto suo, ha sposato la causa sicilianista insieme all’ex deputato Rino Piscitello. In ottimi rapporti con Gianfranco Miccichè, ha declinato l’invito forzista alla candidatura a sindaco di Palermo, dopo il disimpegno di Romano e Cuffaro lanciati su Fabrizio Ferrandelli. Anche lui nel novero delle ipotesi, nel caso in cui da Forza Italia dovesse uscire un nome non strettamente politico sul tavolo delle trattative.
Il centrodestra siciliano ha davanti a se un’autostrada in termini di consensi, soprattutto dopo cinque anni di governo Crocetta e dopo la frenata della crescita grillina. Ma il dibattito avviato in questi giorni sull’allargamento della coalizione rischia di creare più fratture e divisioni che somme di voti.