In un anno scolastico in balia della pandemia, alternato da aperture e chiusure, da rientri e da didattica a distanza, i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori sono molto stanchi e provati. Sì allora, al rientro da oggi in classe, nell’ultimo mese di scuola ma, mettendo – al di là degli obiettivi didattici da conseguire – la relazione al centro fatta soprattutto di ascolto e comprensione reciproca per allontanare paure, ansie e difficoltà di ogni tipo. A dirlo, in una lettera inviata agli studenti e ai docenti delle scuole superiori è padre Vitangelo Denora, direttore del Gonzaga Campus.
“Comprendo che ci sono tante emozioni che attraversano il cuore, sia positive che negative. Tra le prime: la gioia di riprendere una vita progressivamente ordinaria, le relazioni tra i compagni in primis e con gli adulti di riferimento – scrive padre Denora -, la soddisfazione di riprendersi in mano il diritto non solo di studiare, ma di crescere in una maniera più piena e ‘come ogni altro ragazzo e ragazza della vostra età in tempi ordinari’. Ma il cuore è attraversato anche da paure: ce la faremo a riprendere la vita scolastica di sempre? Non siamo più abituati… i professori useranno questo mese per fare tutti i compiti e le interrogazioni che non abbiamo potuto fare quest’anno? Meglio stare in DAD: E poi…. sarà anche così facile uscire ogni mattina dal proprio ‘guscio’? Non è uguale per tutti, ma per alcuni in particolare è diventato difficile”.
Nonostante tutta la società, a vari livelli (culturali, sociali ed economici), sia stata messa a dura prova dalla pandemia, la scuola è stata la realtà più delicata proprio per i forti condizionamenti che ha creato negli studenti e negli insegnanti. L’appello è quello però di riprendere il cammino in una prospettiva di vita propositiva e costruttiva per il benessere di tutti.
“E c’è poi una paura più grande che ci attraversa tutti: per quanto durerà questa normalità che sembra progressivamente ricostituirsi – sottolinea ancora padre Denora -, quanti giorni o settimane prima che si riprenda con il solito scenario? Questa paura lavora nel cuore anche in modo sotterraneo e a volte ci impedisce anche di sperare: meglio non illudersi ci dice una vocina dell’interno, meglio non sperare! Forse tutto il nostro anno è stato caratterizzato da questi sentimenti contrastanti ed è stato un anno particolarmente difficile. La stanchezza si fa sentire… ma siamo qui e siamo insieme come comunità!”
“Vorrei augurarvi davvero di riprendere quest’ultimo mese di scuola – continua – con magnanimità, direbbe Papa Francesco: con un animo grande, aperto, pieno di sogni e di futuro! Vi auguro che vinca la gioia di tornare a scuola nonostante tutte le paure perché per un giovane l’esperienza di andare a scuola deve essere una esperienza bella, di scoperta, di socializzazione, di vita, di crescita. In questo anno siete stati bravissimi ad andare avanti e siete stati anche per noi adulti spesso un esempio. E’ vero che qualcuno sta soffrendo in modo particolare e ha bisogno di tutti noi e in particolare di voi per sentire la vostra amicizia ed il vostro incoraggiamento. In generale facciamo speciale questo ultimo mese di scuola con il nostro impegno e con le nostre migliori energie”.
L’appello è rivolto pure ai docenti, quindi, affinché, attraverso l’ascolto e la comprensione reciproca, alla base di ogni relazione, si continui a crescere tutti insieme. “Non riempiamo queste settimane di verifiche e interrogazioni – sottolinea infine p. Vitangelo Denora -. Valutiamo lavori, riflessioni e intuizioni con la libertà di dare spazio e ragione al percorso dei nostri studenti. Approfittiamo di questo tempo per aiutare, anche con gli strumenti della didattica, a far riemergere una umanità ferita, ma bellissima. Se noi e la scuola non ripartiamo da lì credo che, come dice sempre papa Francesco, avremmo perso una occasione per essere migliori e costruire un mondo migliore”.