Enna: minacce di morte e tentata estorsione a un disabile, due arresti

0
52

Enna: sono accusati di circonvenzione di incapace e tentata estorsione. Avrebbero, infatti, minacciato di morte un disabile di 52 anni per obbligarlo a comprare telefoni e tablet per 6mila euro e ad attivare un prestito di 10mila euro con una banca. E’ l’accusa della Procura di Enna a Giuseppe Di Dio, di 38 anni, e a Salvatore Cammalleri, di 52, arrestati dalla Guardia di Finanza, che si sarebbero serviti di un amico comune per portare a termine il piano criminale.

Un clima di terrore e di pressioni continue, da parte dei malviventi, con pressioni psicologiche e fisiche fino ad arrivare a vere e proprie minacce di morte hanno indotto la vittima a barricarsi in casa terrorizzata, per diversi giorni. In particolare, lo avrebbero convinto ad aprire una ditta individuale grazie alla quale la vittima ha acquistato telefoni e tablet di cui gli indagati si sono appropriati. Inoltre, hanno costretto la vittima a richiedere e ottenere un prestito di 10 mila euro da un istituto bancario, somma che è stata “materialmente acquisita dagli indagati”, spiegano le Fiamme gialle. A denunciare tutto agli investigatori è stata la stessa vittima, che ha così fatto scattare le indagini. Grazie a intercettazioni, pedinamenti e appostamenti, oltre all’analisi della documentazione bancaria e commerciale i finanzieri della Compagnia di Enna hanno fatto luce sui “comportamenti intimidatori ad intento estorsivo” dei due.

Le indagini, avviate dopo la denuncia della vittima, si sono avvalse anche di intercettazioni durante le quali sono emerse minacce di morte: “Dove ti trovo ti trovo ti faccio fuori – dice uno dei due indagati nelle intercettazioni della Guardia di Finanza – ti scanno, ti prendo il cuore e me lo mangio (…) perché se non li paghi ti giuro che ti scippo la testa, dove sei sei, e me ne sto andando fino dai tuoi fratelli e i primi schiaffi li prendono i tuoi fratelli”.

“Il dettagliato quadro probatorio acquisito, considerata la pericolosità dei soggetti investigati e il rischio di reiterazione del reato”, spiegano gli investigatori ha indotto la locale Procura a richiedere provvedimenti restrittivi al Gip, che li ha disposti.