Il costituzionalista Michele Ainis, intervistato dall’agenzia Ansa, si dice “perplesso sulla possibilità di un’obiezione di coscienza generalizzata sulle leggi dello Stato”. La legittimità della scelta di Orlando di disattendere a Palermo il decreto sicurezza emanato dal governo nazionale non convince il giurista.
“La democrazia è fatta di procedure. Nel caso in cui le leggi offendano il nostro senso di giustizia, il rimedio è interrogare la Corte costituzionale”. Ainis indica con precisione quali potrebbero essere le conseguenze per lui e gli altri sindaci che intendono non applicare la legge: “Il rischio da un lato è l’incriminazione per abuso ufficio, se i prefetti li denunciassero. Dall’altro la rimozione dalla loro carica. L’ articolo 142 testo unico degli enti locali prevede che il ministro dell’Interno possa rimuovere i sindaci se colpevoli di gravi e persistenti violazioni di legge. E se ci fosse un’urgenza potrebbe lo stesso prefetto a sospenderli dalla carica. Se invece le direttive di Orlando sono uno strumento per consentire attraverso un successivo contenzioso di interpellare la Corte costituzionale, allora il sistema si riassetta”.
Ma Orlando dovrebbe dimettersi, come sostiene Salvini? “Penso di no. Se non condivido una legge dello Stato non devo dimettermi ma cercare di avere un responso sulla legittimità costituzionale da parte della Corte. Se la Corte mi dice che la legge non offende nessun principio costituzionale, allora sì, o la applico o mi dimetto”.
Sulla norma finita sulla graticola, Mchele Ainis non nasconde le sue obiezioni:”L’articolo 13 del decreto sicurezza, impedendo l’iscrizione dei richiedenti asilo all’anagrafe li priva di alcuni diritti fondamentali, come casa e trasporti. Ma la Costituzione sul godimento dei diritti fondamentali non fa figli e figliastri. Il dubbio di incostituzionalità ci sta tutto”. E le iscrizioni che venissero fatte nonostante la legge sarebbero “valide sinché il prefetto non le contesta: credo che le possa annullare”.