Camici per terra, scatole di farmaci vuote, oggetti simbolo di una sanità abbandonata a se stessa e uno striscione con la scritta “Senza medici rimangono solo i miracoli”, il manifesto della protesta di medici specializzandi, neoabilitati, che ha toccato, camici ‘grigi’, medici in formazione specialistica, studenti e corsisti di medicina generale oggi anche Palermo. Si sono ritrovati in un centinaio, in piazza Politeama, a causa delle restrizioni alle manifestazioni per il rischio contagio da coronavirus, ma avrebbero potuto essere molti di più, per mettere in scena un flash mob e rivendicare una vera riforma del sistema della formazione medica e dell’accesso alla professione.
Una mobilitazione nazionale per chiedere l’annullamento dell’ “imbuto formativo”, la garanzia per i giovani laureati di accedere a un percorso formativo post laurea e di conseguenza rispondere alla carenza del personale negli ospedali e nel territorio, la revisione della figura dello specializzando che ancora oggi viene visto come un semplice studente quando in realtà è un medico in formazione.
“Non siamo più disposti ad accettare il persistere, da troppi anni, di una situazione malsana e contraddittoria – dice all’ANSA Marcello Vecchio, tra i protagonisti del flash mob – la carenza di medici specialisti nelle strutture ospedaliere e, contemporaneamente, il blocco del sistema formativo per i laureati in Medicina. L’emergenza Covid – 19 ha scoperchiato un vaso di pandora che da anni veniva volutamente ignorato dalla politica. Abbiamo vissuto tutti sulla nostra pelle gli effetti dei continui tagli sulla sanità”.
E poi una riflessione non affatto scontata: “Se mancano i medici, l’intero sistema lavora in un continuo stato di precarietà, rischiando il collasso quando la richiesta di cure è superiore al normale – afferma Vecchio – . I risultati negativi si ripercuotono non solo su noi giovani medici, ma su tutta la popolazione che non avrà garantite le cure adeguate, e teoricamente garantite, dal nostro sistema sanitario nazionale”.
I medici protestano perché: “Non mancano medici, ma medici specialisti dentro gli ospedali, sono migliaia quelli che restano fuori dalle sue porte in attesa di proseguire il proprio percorso di formazione, sono i “camici grigi”, medici neolaureati che sono rimasti esclusi dalle scuole di specializzazione e dal corso di medicina generale per carenza di posti. Vogliamo fare il nostro lavoro da specialisti e non da medici precari”.