Palermo: le detenute del Pagliarelli hanno scritto una lettera di speranza al pontefice

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Papa Francesco a Palermo

Le settanta donne detenute nel carcere palermitano Pagliarelli, hanno scritto una lettera a Papa Francesco, consegnata nel corso del pranzo con i bisognosi, gli ex carcerati e i migranti alla Missione Speranza e Carità fondata da Biagio Conte. A recapitare la missiva è stato il cappellano della prigione frate Loris D’Alessandro.

Nel testo si legge: “Carissimo Papa Francesco, la tua venuta a  Palermo è preziosa, provvidenziale e profetica. Vieni in questa terra martoriata da tanti mali, ingiustizie, dal flagello della disoccupazione, della forte crisi delle famiglie e della deviazione in atto dei giovani. Vieni in ricordo del beato Pino Puglisi, santo martire di Dio. Papa Francesco, la tua venuta dona a noi grande conforto perché padre Puglisi è stato per noi ed è per la città di Palermo una grande speranza. Tu confermi e ci testimoni questa preziosa speranza che non tramonta mai. Sei il testimone e l’inviato di Gesù”.

La lettera prosegue ringraziando il pontefice per il suo impegno sociale: “ringraziamo te e tutti perché con l’aiuto del buon Dio si possa migliorare questa società con risposte vere ed immediate. Papa Francesco ti vogliamo bene come tu vuoi bene i poveri e tutto il creato. Per questo ti chiediamo di donarci la tua benedizione”. Sotto il testo è stata disegnata una farfalla, simbolo della perduta libertà.

“Le donne detenute soffrono ancora di più degli uomini – ha spiegato il cappellano – perché sono molto sensibili e nello stesso tempo parecchio vulnerabili. La prima sofferenza è il distacco affettivo che subiscono dai figli e dal marito. In alcuni casi abbiamo donne sole abbandonate dai mariti e poi ci sono ancora certe situazioni di forte povertà materiale e culturale. Abbiamo donne analfabete che iniziano proprio in carcere i corsi per imparare a leggere e a scrivere. La maggior parte di loro è molto religiosa. Quasi tutte sono impegnate in diversi laboratori e altre attività dentro il carcere”.

Frate D’Alessandro ha anche specificato: “alcune sono in carcere a causa degli uomini, perché ritenute complici. La cosa bella è avvertire comunque, attraverso i colloqui privati e le confessioni, che si mettono molto in discussione, riflettendo sul loro operato ed esprimendo il desiderio forte di cambiare e di voltare realmente pagina una volta libere”.