“E’ una riforma, quella sanitario-ospedaliera siciliana abbozzata dall’assessorato al ramo isolano, destinata a danneggiare ancora una volta l’ospedale di Gela. E se qualcuno si sta trattenendo dal festeggiare, è solo perché si è in attesa dell’approvazione definitiva della bozza di riforma, magari promettendo nel frattempo l’istituzione di due o tre UOC (Unità Operativa Complessa) per l’ospedale gelese”.
Così Filippo Franzoni del Comitato per lo Sviluppo dell’area gelese. “Invero, in una prospettiva a medio e lungo termine, non si può fare a meno di realizzare che l’ospedale di Gela subirà un danno da questa riforma, qualora venisse integralmente accettata nel suo impianto di base – lamenta – Il sistema individuato in Sicilia, infatti, è quello degli ”Hub” e ”Spoke”. È un sistema di tipo ”a raggiera”, simile ad una ruota di una bicicletta. Gli Hub sono il centro: dialogano con tutti gli ospedali del bacino di riferimento e, soprattutto, ricevono i casi gravi che non possono essere trattati dagli Spoke, per mancanza in quest’ultimi di strutture adeguate. Gli Spoke sono i raggi che non dialogano tra loro, né con le altre strutture ospedaliere benché di livello inferiore (di base, di zona disagiata, a rischio ambientale), ma interloquiscono e si interfacciano soltanto con l’Hub”.
“Con questa riforma, per dirla tutta, il riferimento per lo Spoke ”Vittorio Emanuele III” di Gela, è l’Hub ”Sant’Elia di Caltanissetta”, nell’amara consapevolezza che tutte le volte in cui siamo stati associati a Caltanissetta, Gela purtroppo ha pagato dazio, financo con lacrime di sangue – conclude – Basti ricordare quanto successo con la creazione delle ASP, in cui Gela perse la sua autonomia ospedaliera con i risultati negativi che tutti vediamo”.