“Le Donne al Parlamento” un’altra commedia di Aristofane al Teatro Antico di Segesta

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Le Donne al Parlamento

Il mito di una città che rappresenta la culla della civiltà occidentale: Atene, la città dell’arte, del bello, del pensiero, di cui Aristofane fu il più appassionato cantore.“ Le Donne al Parlamento ” di Aristofane con adattamento e regia di Vincenzo Zingaro, andrà in scena l’8 e il 9 agosto, alle 19.15, al Teatro Antico di Segesta per il Calatafimi Segesta Festival – Dionisiache 2017, la manifestazione organizzata dal Comune di Calatafimi Segesta in sinergia con il Parco Archeologico di Segesta e la direzione artistica di Nicasio Anzelmo.

Quando la commedia fu portata in scena da Aristofane, nel 393 a.c., Atene, sfiancata da quarant’anni di guerra, era una città in profondo declino materiale e spirituale (il processo e la condanna di Socrate, nel 399 a. c., furono una prova tangibile dello sbandamento delle coscienze). In quest’atmosfera di stanchezza e di sfiducia, nascono “Le donne al parlamento”, che concludono la cosiddetta “trilogia femminista” di Aristofane.
Le “Tesmoforiazuse” contengono il primo germe di rivolta delle donne contro gli uomini, sotto forma di giocosa parodia letteraria antieuripidea, “Lisistrata” rappresenta il primo moto eversivo determinante (attraverso la negazione del piacere sessuale), che oppone agli uomini, ostinati in una guerra assurda, il diritto delle donne a far valere le loro ragioni. Infine, di fronte alla totale incapacità degli uomini di costruire un mondo giusto, alle donne non resta che un’ultima ed estrema possibilità: assumere il potere.
E’ questo il tema della commedia in cui Aristofane traccia un affresco iperbolico e paradossale, con l’ironia a lui congeniale, di una società oramai allo sbando, fatta di maschi “impegnati” a dormire e ad espletare i propri bisogni. Una volta al governo, le donne decidono di mettere tutto in comune, abolendo la proprietà privata e la famiglia, i due pilastri della società costruita dagli uomini. In questo modo non ci sarà più motivo di rubare: tutti attingeranno in parti uguali al patrimonio comune, amministrato dalle donne, che avranno in comune tutti gli uomini e potranno fare figli con chiunque. “Le donne al parlamento” segnano un momento di passaggio fondamentale nella storia del teatro: il passaggio dalla commedia attica antica alla Nèa, la commedia attica nuova, che successivamente si affermerà con Menandro. Pertanto ci troviamo di fronte a un esempio di quella che viene definita commedia di mezzo.
Da quel momento, le sorti di Atene cambieranno e con esse quelle del modo di concepire la commedia: il multiforme mondo della fantasia e dell’impegno politico scomparirà e con esso il Coro. I personaggi, estremamente variegati, estrapolati ora dal tessuto cittadino, ora dalla pura immaginazione, lasceranno il posto a “tipi fissi” e l’azione diventerà espressione di motivi standardizzati, tratti dalla vita familiare. Muore così, con la commedia attica antica, la grande stagione di Atene, che rimane immortale nell’opera dei suoi uomini migliori: fra questi non possiamo non riconoscere un posto di primo piano ad Aristofane.

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